“Google può terminare il suo account (Adsense, ndr) per qualsiasi motivo”
“Non per uno qualsiasi,” ho detto. “Non perchè ho gli occhi blu. O marroni.”
In questo post vorrei fare qualche ulteriore riflessione su Google Adsense, i più celebre programma di affiliazione basato su pay-per-click. Mi pare interessante prendere spunto dalla circostanza lamentata più spesso dagli utenti (“mi hanno chiuso l’account Adsense senza motivo”): circa un anno fa Aaron Greenspan ricorse a vie legali per ottenere la riattivazione del proprio account in seguito ad un ban… ed ebbe ragione.
Senza dubbio per utilizzare correttamente questi strumenti bisogna conoscere il mondo in cui si opera in modo approfondito, senza ostinarsi a voler rimanere dei novellini che usano il PC come una macchina da scrivere. Possiamo certamente vendere macchine senza avere la patente, ma è solo sapendo guidare che riusciamo a cogliere certe sfumature e dare indicazioni precise agli utenti che vogliono acquistare. E’ chiaro che ne va della vostra “sopravvivenza”: le condizioni d’uso di Google Adsense probabilmente andrebbero rifinite, ma parlano chiaro, mentre molti di noi – a volte superficialmente – le accettano senza pensarci troppo.
E’ facile fare gli esperti di affiliazioni online per poi, alla chiusura dell’account, cadere dalle nuvole, andare nel panico e colpevolizzare vittimisticamente l’ azienda che in fondo non fa che tutelare i propri interessi. La conoscenza approfondita delle tecnologie serve ad inquadrare per bene le circostanze in cui si rischia il ban.
Al di là della domanda “cosa accadrebbe se tutti gli utenti facessero causa a Google” che è semplicemente populistica, mi chiedo piuttosto: “quanti account chiusi senza motivo in meno ci sarebbero se le persone conoscessero un po’ meglio gli strumenti che adoperano?” Possiamo provare a sviscerare le cause principali che portano alla chiusura di un account Adsense per avere quantomeno maggiore consapevolezza dei rischi e non trovarci un giorno spaesati. La conoscenza a priori (teoria) è fondamentale… ma poi la pratica, ricordiamo, è tutt’altra cosa.
Possono chiudervi l’account di Google Adsense senza preavviso per due motivi “grossi” di fondo.
1) Il vs. dominio è utilizzato per spam o phishing. Parlo qui per esperienza personale (anche se non utilizzavo Adsense, la cosa mi è stata notificata dal mio servizio di hosting). Si tratta di un attacco mediante file injection che sfrutta una qualche vulnerabilità del CMS o blog che avete installato. In poche parole un hacker un po’ vandalo becca una falla (a volte insita in qualche form di upload) e con un po’ di pazienza riesce a caricare un file di qualsiasi tipo nel vostro account senza passare per il protocollo FTP.
A vantaggio di questa tecnica gioca il fatto di installare il vostro CMS direttamente nella root del sito, il che vi espone a pericoli maggiori (meglio farlo in una directory con gli opportuni permessi CHMOD, se possibile). Non è semplice sviscerare in un paragrafo tutto l’argomento, posso solo dirvi che alcuni moduli di Joomla come EventList possono portare problemi di questo tipo e vanno dunque utilizzati con cautela, evitando di abusare dei permessi CHMOD 777 che danno l’accesso a tutti i file (a prescindere dal proprietario) in lettura e scrittura.
2) La pagina su cui avete pubblicato gli annunci contiene materiale vietato. Lo ripetiamo qui per l’ennesima volta, Adsense non tollera siti trappola, incentivi al click, promozione di gioco d’azzardo, crack, virus o software pirata in genere (anche se semplicemente segnalati e non offerti direttamente da voi), per non parlare di pornografia o erotismo (ricordo è Google a decidere cosa lo sia e cosa no per contratto). Saranno regole ingiuste, assurde, ma funziona come per il codice della strada: anche se trovate che sia folle essere multati per aver bevuto un bicchiere di vino, sta di fatto che la multa rischiate comunque di prenderla. Mi pare che l’indole di molti si quella di fare i furbi ad ogni costo, e questo tra l’altro crea un problema di disseminazione di panico.
E’ chiaro che le mie osservazioni di per sé non bastano ad evitare la chiusura futura del vostro account, pero’ vanno tenute in considerazione – come scrivo sempre – nei limiti della ragionevolazza. Del resto il successo di publisher professionisti come Robin Good dimostra che si puo’ addirittura vivere di affiliazioni, senza incorrere nei problemi di cui sopra.
Fonte: www.huffingtonpost.com