Google Penguin: ma era davvero causa di tutto?

Hai avuto un calo di visite al tuo sito in conseguenza dell’ultimo update Google Penguin? Rispondo a questa spinosa domanda con una domanda ulteriore: come fai ad essere sicuro che la causa sia stata Google Penguin? Fai davvero parte del 3% di siti che è stato colpito? Se lo dici tu io non voglio dubitare della tua buonafede, ma considera che potresti aver preso un granchio piuttosto colossale!
Penguin, in effetti, non riguarda specificatamente null’altro se non alcuni piccoli accorgimenti per webmaster che Google, peraltro, non dice per la prima volta in vita sua.

  1. non usare troppi link in uscita scorrelati rispetto testo della pagina;
  2. non eccedere nella ripetizione di parole chiave (keyword stuffing).

Tutto qui. Penguin è davvero tutto qui, che piaccia o meno ai guru ed alla mega-espertopoli che si è venuta a creare da qualche tempo più o meno spontaneamente. Il resto sono illazioni più o meno prive di fondamento scientifico, mistificazioni di comodo che, come al solito, hanno portato a varie mitologie. Una di queste prevede il fatto che tu debba analizzare i backlink in ingresso al tuo sito e rimuovere quelli “scomodi” (o apparentemente tali). La maggioranza dei webmaster finirà quindi per rimuovere i link con ancore testuali mirate, vanificando così il duro lavoro fatto nei mesi precedenti e senza alcuna garanzia che questo porterà benefici. I guru sogghigneranno di essere riusciti a manipolarci come burattini per l’ennesima volta, mentre noi poveri webmaster non potremo fare altro che incrociare le dita e che Dio ce la mandi buona. Rimuovendo le ancore mirate, secondo me, l’unica cosa che possiamo fare è quella di auto-eliminarci dalla concorrenza, facendo letteralmente harakiri e confermando la veridicità del detto:

ci sono solo due modi per fare SEO: o grazie alla propria ingegnosità o grazie all’imbecillità altrui” Jean de La Bruyère – #proverbiseo

Non credo al giochino “guardie e ladri” tra noi e Google da diversi anni, e mi fa rabbrividire onestamente che insegnino queste “tecniche” per imbrogliare (di questo si tratta: Google fa questo, allora tu fai quest’altro, senza badare alla qualità di quel che si fa e senza considerare alcun concetto di content o inbound marketing) addirittura durante lo svolgimento di corsi SEO a pagamento. Questo è il mio pensiero spassionato, poi ognuno faccia come crede: ci mancherebbe altro. Mi permetto di specificare, comunque, che questo aggiornamento algoritmo mette in evidenza l’importanza dei link profile (come qualcuno leggermente più sveglio della media ha fatto, peraltro). Un link profile, di fatto, non è altro che l’insieme di backlink che puntano globalmente a qualsiasi pagina del tuo sito, sia essa la home o una pagina interna, con modalità (dofollow, nofollow) ed àncore differenti tra loro. Il vostro backlink profile non può avere la maggior parte dei link ottimizzati su parole chiave specifiche perchè statisticamente questi profili sono vari, non devono possedere dei pattern troppo riconoscibili come “tutte le ancore mirate” oppure (aggiungo io) “tutti i link dofollow“; in questo caso appare realistico che Google potrebbe capire che c’è qualcosa di non regolare o di “forzato” nel vostro sito. Qualcuno ha suggerito di verificare i link in entrata al sito e rimuovere “quelli che non vanno”, il che a me personalmente appare come un’enorme forzatura così come mettere la maggioranza di ancore casuali in rapporti campati in aria come 80 casuali/20 mirate (è un pattern forzato anche questo, alla fine).

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