Le 5 cose che fanno incazzare di più i consulenti SEO

Volete far incazzare di brutto il vostro consulente SEO? In questo articolo semi-serio spieghiamo come sia possibile farlo.

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Capita a tutti di perdere il controllo in determinate circostanze, e probabilmente è anche una cosa normale qualora le nostre buone intenzioni siano completamente fraintese oppure, non di rado, perchè esiste un dislivello accentuato tra le nostre conoscenze e quelle del nostro interlocutore. Ecco quindi una top-five dei principali motivi di incazzatura per un SEO nel rapportarsi con il proprio cliente.

VOGLIO TUTTO E SUBITO!

Le circostanze che tipicamente possono capitare più spesso – e minare la nostra calma quando ci confrontiamo con un cliente – sembrano riguardare, tanto per cominciare, il cliente che chiede risultati SEO rapidi e ultra-sbrigativi, senza tenere conto delle analisi, dello studio delle strategie e del settore che è necessario effettuare prima di iniziare l’opera. I tempi di lavoro sono frenetici e lo sappiamo tutti, ma il “tutto e subito” non funziona in ambito ottimizzazione dei motori e neanche, a dirla tutta, in nessun altro settore lavorativo: i tempi di un progetto dipendono da molteplici fattori, tra cui il livello della concorrenza sui topic specifici del sito. Di fatto basterebbe “solo” che le aziende imparassero a fidarsi della professionalità delle agenzie e dei freelance a cui si affidano.

ACCETTARE QUALSIASI INCARICO SEO?

In secondo luogo, in molti casi, per evitare incazzature inutili sarà bene – ed  io stesso lo faccio spesso, ultimamente – rinunciare alle consulenze che nascono male, e che si basano sull’assunto che il cliente ne sappia almeno quanto il consulente: richieste di link building assurde mi sono capitate molte volte, link svenduti letteralmente a pochi euro l’uno e questo anche, direi, per colpa di alcuni SEO scellerati che hanno venduto negli anni sogni di gloria basati esclusivamente sulla manipolazione del PageRank. Purtroppo se il consulente lavora per conto di un’agenzia non ha modo, di fatto, di svincolarsi da situazioni scomode… fa incazzare abbastanza?

I COMPETITOR OPERANO SCORRETTAMENTE: FALLO ANCHE TU!

Si tratta forse di uno dei topic più spinosi della lista: un cliente, in sostanza, potrebbe chiederti di comportarti scorrettamente soltanto perchè i competitor si sono piazzati sfruttando bug di Google. La cosa francamente mi fa saltare i nervi e sono solito, in questi casi, utilizzare un controargomento decisamente convicente per il cliente medio: non posso operare in termini black hat perchè, caro Lei, sono anch’io inserzionista di Google, sfrutto Google Adsense per arrotondare qualcosa sul mio (misero) stipendio e se devo rischiare di farmi chiudere l’account per fare temporaneamente i comodi dell’azienda di turno… bhe, direi che il gioco non vale la candela. Ha molto più senso, come suggeritomi saggiamente dal mio capo giorni addietro, segnalare i link scorretti della concorrenza qualora vengano rilevati, piuttosto che provare ad impelagarsi in tecniche black hat o schemi di link che ci faranno rischiare di vanificare mesi di lavoro.

IO, CLIENTE, NE SO ALMENO/PIU’ DI TE!

Giorni fa ho danneggiato un cerchione della mia macchina centrando una voragine in mezzo alla strada: dopo aver cambiato la ruota sono andato dal gommista, il quale ha sopperito, di fatto, alle principali due lacune che mi impedivano di provvedere da solo alla questione. Non sono infatti in grado di effettuare l’equilibratura delle quattro ruote, e non dispongo degli strumenti idonei per raddrizzare una ruota e rimetterla in sesto. Se avessi deciso di provvedere da solo alla questione, o peggio di ordinare direttamente al mio gommista cosa fare per risolvere il problema, sarei stato guardato con una certa perplessità dallo stesso (per usare un eufemismo). Di fatto, molti clienti guardano ai SEO come ad una sorta di schiavetti che devono eseguire gli ordini che arrivano dall’alto, e questo per una ragione piuttosto subdola: che ci vuole, basta che le parole chiave compaiano da qualche parte nel sito, basta che i backlink abbiano PageRank elevato, insomma credono che l’ottimizzazione dei motori sia una cazzata, e ci scambiano per una sorta di operai specializzati (se va bene). Inutile sottolineare che questa presunzione di fondo è completamente sbagliata (e rischia di danneggiarti, caro Cliente), visto che i SEO possiedono esperienza nel settore, conoscenze specifiche di IT (Information Technology) ed IR (Information Retrieval) che sono quelle che ci hanno spinto a fare questo appassionante lavoro. Perchè i clienti non riescono ad inquadrare tale semplice assunto una buona volta per tutte? Molto più comodo barricarsi dietro l’idea “ti pago, quindi devi fare come dico io“, vero?

TI PAGO, QUINDI VOGLIO STARE IN PRIMA PAGINA: PER QUALE KEYWORD? BOH!

Risaputamente i SEO conquistano le prime posizioni per i siti che curano telefonando a Google: salve, vorrei un paio di prime posizioni, grazie, pago mediante bonifico o carta di credito? Ironie a parte, vi garantisco che moltissime persone credano che le cose funzionino pressappoco così, specie quando rilevano posizionamenti incomprensibili che neanche il SEO più esperto riesce a spiegare completamente. La fatidica “prima pagina di Google” di cui avevamo discusso ieri, del resto, non è inoltre una misura assoluta bensì relativa alla keyword per cui si desidera posizionarsi: molti clienti non sembrano tenere presente questo aspetto o lo ignorano deliberatamente, per cui sarà bene – per evitare fraintendimenti sarà bene far capire in cosa consista la keyword research. Può sembrare una perdita di tempo, ma non lo è affatto: farà perdere tempo in fase iniziale ma aiuterà a gestire meglio il tutto in seguito. Senza incazzature, si spera.

 

 

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